GENERALITA'
Nonostante
i marchi di garanzia, i sistemi di controllo e le pene non trascurabili previste
per i falsari abbiano reso molto complicata la pratica della contraffazione
degli argenti inglesi, anche questo campo non è immune da frodi, falsi o
semplici alterazioni.
Va
subito detto che la frode a cui probabilmente si pensa per prima, vale a dire il
marcare e spacciare per argento oggetti argentati, non rappresenta un vero
problema per l’argenteria inglese: oggi questa pratica è estremamente rara e
quanto fatto nel passato è ormai quasi tutto noto e documentato.
Molto
più comune è stata in passato la pratica di marcare con copie contraffatte di
punzoni oggetti a titolo inferiore allo sterling, così da non essere
oggetto di controllo. La severità delle pene che venivano comminate
direttamente dalla Workshipful Company of Goldsmiths, che aveva anche la
facoltà di sequestrare la merce contraffatta, ha reso ben presto questa pratica
poco proficua.
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TRASPOSIZIONE
DI MARCHI DA UN OGGETTO ALL'ALTRO
La
forma più nota di contraffazione, che tuttavia non rappresenta una vera e
propria frode, è il cosiddetto duty dodging, vale a dire l’insieme
delle pratiche messe in atto soprattutto nel corso del 1700 per evadere il dazio sugli
argenti. Il duty dodging è documentato dal 1720, come conseguenza del
dazio imposto sugli argenti. L’incidenza del dazio era direttamente proporzionale al peso dell’oggetto
(vedi grafico)
per cui è facile comprendere come gli oggetti sottoposti a questa pratica
illecita fossero quelli di più grandi dimensioni e peso (caffettiere, teiere, vassoi,
coppe a due manici, ecc.).
Il
sistema consisteva nell’inviare alla marcatura un piccolo oggetto, pagando
quindi poco dazio, per poi ritagliarne i marchi e saldarli all’interno di un
pezzo di maggiori dimensioni. E’ evidente che un simile pezzo è del tutto
originale sia per stile che per epoca di marcatura, ma nondimeno rappresenta un
illecito che, se accertato, verrebbe ancora oggi perseguito, almeno nel Regno
Unito. Un'alternativa a questa pratica era quella di ritagliare i marchi di
piccoli oggetti del XVII secolo e di trasporli su oggetti prodotti a partire dal
1720: in questo caso è a volte agevole valutare l'incongruenza tra l'epoca
suggerita dai marchi di garanzia e la reale esistenza dell'oggetto (es. una teiera) nel
1600, o semplicemente un particolare stile o modello.
Accorgersi
di questo tipo di contraffazione non è sempre semplice e d’altra parte se questa non
fosse stata eseguita ad opera d’arte l’argentiere avrebbe rischiato
parecchio. Un sistema utile al riconoscimento del duty dodging è la
verifica della posizione dei marchi. Questa infatti è caratteristica di una particolare epoca e di un certo tipo di oggetto (per approfondimenti vedi
Peter Waldron, 2001. The Price Guide of Antic Silver. Ed. Antique Collector
Club). Per fare un esempio, nel secondo quarto del 1700 le caffettiere (tra
gli oggetti più frequentemente sottoposti al duty dodging) venivano
marcate con i bolli posti in linea alla sommità del corpo dell’oggetto,
vicino al manico e subito sotto il coperchio, o, in alternativa, sotto la base
con i bolli posti in cerchio attorno a quello dell’argentiere. Se si trova una
caffettiere con i bolli posti in linea al di sotto della base, si ha un'elevata
probabilità che si tratti di duty dodging con bolli presi probabilmente da un
cucchiaino della stessa epoca. Un sistema pratico per accorgersi se i marchi siano stati saldati all’interno dell’oggetto è quello di scaldarli su una
fiamma (la cosa però potrebbe rovinare l’oggetto): in caso di saldatura apparirà
un'ombra dovuta alla diversa velocità di ossidazione dell’argento
sterling rispetto alle leghe a più basso tenore utilizzate per la
saldatura ed al fatto che dove gli oggetti vengono lavorati il reticolo
cristallino del metallo viene distorto e diventa più soggetto all’ossidazione.
Un sistema alternativo è quello di alitare sui marchi: se questi sono stati
applicati può apparire un alone attorno alla parte saldata.
Un
altro modo di trasporre i marchi, per la verità molto difficile da smascherare,
era quello di inserire una piastrina d’argento portante le punzonature (presa
per esempio da una piccola saliera) tra il corpo e la base di grandi salsiere,
coppe, boccali, ecc., ovvero di quegli oggetti che comunque prevedevano che la
base venisse saldata al corpo. L’unico modo per accorgersi di questo trucco è
verificare lo spessore dell’argento dove sono posti i marchi rispetto al resto
dell’oggetto, oppure verificare la presenza all’interno dell’oggetto dei
cosiddetti ghost marks vale a dire le tracce in rilievo che il punzone
lascia anche nella parte opposta della superficie marcata. A volte tuttavia
queste tracce venivano rimosse dalle finiture effettuate dagli argentieri dopo la
marcatura.
In
tempi più recenti la contraffazione è stata effettuata soprattutto per
"trasformare" oggetti moderni, o copie di oggetti antichi, in oggetti di alta epoca
di valore di mercato molto più elevato. A volte non risulta nemmeno necessario trasporre i marchi, come nel
caso di copie molto ben realizzate di argenti del periodo del britannia standard
(vedi Il
sistema di marcatura). Dato che è stato comune
realizzare ottime copie di pezzi antichi con argento a questo titolo e siccome
il marchio del britannia standard non è stato molto modificato nel tempo, è
sufficiente abradere o rendere poco leggibile la lettere dataria per "trasformare" un oggetto moderno in uno del periodo Regina Anna
(in questo caso può essere di aiuto il marchio dell'argentiere, come spiegato
nell'articolo: Britannia
silver standard hallmarks in Great Britain).
Appare
evidente che se una contraffazione è ben realizzata, curando tutti i dettagli
anche di carattere storico, risulta di notevole difficoltà accorgersi della
frode. Fortunatamente però i falsari non sempre erano o sono dei fini conoscitori della
storia dei marchi, degli stili e dei modelli dell’argenteria, e possono quindi
incappare in qualche errore, a volte anche grossolano. Per verificare l’autenticità
di un pezzo occorre innanzi tutto verificare che l’oggetto in questione
(teiera, salsiera, ecc.) esistesse già all’epoca in cui i marchi ci indicano e,
qualora esistesse, se il particolare modello fosse in uso (vedi I
modelli). Occorre poi verificare
se lo stile delle decorazioni possa o meno essere congruente con l’epoca (vedi
Gli
stili). Esistono anche altri indizi:
il primo fra tutti e le condizioni della superficie (molto smussata, negli
argenti antichi), il colore dell’argento (la cosiddetta patina) che per
effetto delle ripetute ossidazioni e pulizie assume con il tempo un aspetto
inconfondibile (l’argento annerisce per l’azione combinata dell’idrogeno
solforato e dell’ossigeno atmosferico, reazione che da un punto di vista
chimico è classificabile come ossidazione). Può però accadere che il pezzo
sia stato sottoposto a pulizia profonda che ne abbia modificato o rimosso la
patina, ma anche in questo caso è difficile che un argento antico (e
ricordiamoci che per la maggior parte erano oggetti di uso comune) abbia i
contorni delle decorazioni molto accentuati ed appaia come appena uscito da una
fabbrica.
Per
approfondimenti vedi l'articolo Dieci
passi per verificare e registrare l'autenticità' di un
argento antico.
Esistono
anche metodi di indagine scientifici che sono in grado di risolvere molti
problemi, ma che presentano diversi svantaggi: dal costo notevole, alla
necessità di prelevare un campione dall’oggetto. Alcune tecniche analitiche
richiedono quantità di materiale molto contenute. Altre, come la fluorescenza
di raggi X (XRF in gergo scientifico) sono tecniche non distruttive, ovvero
riescono a fornire la composizione chimica del metallo senza che questo venga
distrutto o addirittura che ne venga prelevato un campione. Questi metodi,
applicati ovviamente a pezzi di grandissimo livello o nel caso di contenziosi
legali, prendono in considerazione la composizione dell’argento, soprattutto
riguardo al contenuto di impurezze (piombo, zinco, arsenico, antimonio, zolfo, ecc.)
presenti a livello di tracce. Studi recenti con tecniche sofisticate (vedi ad
es. W. Devos et
al., 1999. Determination of impurity in antique silver
objects for authentication by laser ablation inductively coupled plasma mass
sprectometry. J. Anal. At. Spectrom., 14, 621-626), hanno dimostrato come le
leghe di argento utilizzate prima del 1850 (quando la raffinazione del metallo
ha subito un deciso cambio di tecnologia, vedi Argento
e dintorni) presentino una concentrazione di
impurezze decisamente superiore a quella delle leghe più moderne. Utile è
anche l'analisi chimica delle saldature che solo nel XX secolo sono state
realizzate con leghe contenenti cadmio: occorre però prestare cautela, in
quanto un oggetto antico può aver subito una riparazione in tempi più recenti.
Risulta invece meno agevole che per altri metalli (es. rame), risalire alla
miniera di origine dell'argento con l'applicazione di tecniche spettrometriche
in grado di definire la composizione isotopica del metallo, sia perché
l'argento presenta sono due isotopi stabili naturali, sia per il fatto che la
loro differenza di massa è molto contenuta.
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UTILIZZO
DI PUNZONI CONTRAFFATTI O RIPRODOTTI
Tornando
alle contraffazioni eseguite in tempi non recenti, occorre citare il caso di
Lyons and Twyman risalente al tardo XIX secolo. I due avevano contraffatto
diverse decine di punzoni con i quali marcavano come antichi oggetti a loro
contemporanei (di epoca vittoriana). Si pensa che siano stati contraffatti ed
immessi sul mercato diverse migliaia di pezzi, prima che questi falsari
venissero smascherati. Fortunatamente la loro conoscenza dei marchi e degli
argenti antichi era modesta ed è proprio da alcuni evidenti errori che è stato
ed è possibile (ancora oggi è una delle più probabili contraffazioni che si
possa incontrare) rendersi conto della frode. Il segno distintivo più noto (una
sorta di loro firma) è la forma del riquadro che contiene la testa di leopardo
incoronata, che presenta un caratteristico taglio nella parte inferiore destra.
Sopra:
marchi di Londra del 1784 ottenuti con punzoni contraffatti da Lyons and Twyman
(l'argentiere vorrebbe essere William Cattell)
Sotto:
marchi originali di Londra del 1784 (argentiere Richard Crossley)
Un
altro tipo di falsificazione utilizzata soprattutto in passato è la
riproduzione per fusione (casting) che consiste nel produrre un calco di
un oggetto (soprattutto candelieri e antichi cucchiai) e da questo, utilizzato
come stampo, produrne una serie di copie, riproducendone nel contempo anche i
marchi. E’ evidente che le varie copie risultano del tutto identiche per cui,
se si entra in contatto con almeno due pezzi riprodotti in questo modo, è
spesso possibile scoprire la falsificazione visionando i marchi. Infatti, almeno
fino alla metà del 1700, i punzoni venivano battuti manualmente uno ad uno sul
pezzo da marcare, cosicché è praticamente impossibile trovare due pezzi, anche
gemelli come due candelieri o un set di cucchiai, con punzonature perfettamente
identiche. Questo tipo di contraffazione è stata anche operata con la tecnica
dell’electroforming di cui si è accennato alla pagina Silverplate.
Come
esempio di contraffazione piuttosto sommaria di punzoni, riportiamo questo set
lattiera e zuccheriere, eseguite (stando ai marchi) a Londra da un fantomatico
argentiere BM che secondo i falsari doveva anche avere rapporti con la casa
reale inglese (una corona sopra le iniziali). Il set è formalmente marcato a
Londra nel 1797. Questo set è comparso per almeno tre volte su un noto sito
d'aste nell'arco di 5 anni.
Lattiera
e zuccheriera marcate a Londra nel 1797: una chiara e pessima falsificazione dei
punzoni.
Qualche
dubbio dovrebbe già sorgere per il fatto che un simile modello non era ancora
in auge nel 1797. Una decina di anni più tardi rispetto ai marchi compaiono i
piedini a palla, ed un modello simile di lattiera diventa di moda: resta però
la completa incongruenza della zuccheriera, soprattutto per la presenza di un
coperchio che, in generale, ma soprattutto in questa epoca, non era in uso.
I
restanti dubbi, se del caso, vengono poi completamente fugati osservando i
marchi. Questi sono impressi in circolo al di sotto dei due pezzi, come si usava
all'epoca per le teiere, ma per lattiere e zuccheriere era molto più
comune la marcatura in linea sotto il beccuccio od il bordo superiore.
Ma
diamo un'occhiata approfondita ai marchi (foto a destra, in basso),
confrontandoli con quelli originali di Londra del 1797 (foto a destra, in alto):
il marchio dell'argentiere potrebbe essere ispirato a quello di Benjamin
Mountigue o Benjamin Mordecai, che ha operato nel periodo, ma, a parte la
corona, sembra più simile a quello di Barak Mewburn (operativo dal 1830); il leone passante non è
guardante, cosa che la racconta lunga sulla preparazione di questi falsari; la
lettera dataria B è una brutta riproduzione di quella in uso nel 1797 e solo la
testa di leopardo incoronata potrebbe essere presa per buona, anche perché un
po' abrasa e poco visibile nei dettagli. I falsari erano tuttavia consci che a
partire dal 1784 ogni oggetto doveva riportare il bollo del dazio
(vedi Il
sistema di marcatura). Il bollo del dazio in effetti è stato
impresso e raffigura l'effigie di Giorgio III, ma l'immagine, a parte il
cartiglio che è errato, è speculare
rispetto al marchio originale (guarda a sinistra e non a destra).
Un
altro esempio è rappresentato da questa caffettiera.
clicca
sull'imagine per ingrandirla
L’oggetto
(altezza cm.21 peso 700 g), è punzonato con
una serie di 5 punzoni sul corpo: marchio dell’argentiere, leone passante,
testa di leopardo incoronata, lettera dataria “u” minuscola e bollo del
dazio di Giorgio III.
All’interno
del coperchio sono impressi il leone passante e il punzone dell’argentiere.
Il
modello della caffettiera richiama quelli in
voga durante il regno di Giorgio II (meta del XVIII secolo). Il manico in avorio
non era però in uso e la sua forma è sostanzialmente diversa dei manici in
legno utilizzati a metà del 1700. L'altezza delle caffettiere del periodo si
attestava sui
30 cm
, per cui questa sembrerebbe un pochino bassa.
I
punzoni non sono purtroppo ben leggibili nei dettagli, ma in
base ai marchi l’oggetto sembrerebbe punzonato a Londra nel 1795. La data di
marcatura è però incongruente con il modello: a fine 1700 erano di moda le
caffettiere ad urna in stile neoclassico e già a partire dal 1760 il modello in
oggetto differiva sostanzialmente da quello in uso durante il regno di Giorgio
II, assumendo una forma a balaustro molto più accentuata. Inoltre, la posizione
dei marchi non sembra corretta: in manufatti dell’epoca questi erano impressi
molto più in prossimità del bordo superiore (oppure in circolo al di sotto
della caffettiera). Erano inoltre impressi molto più il linea e in maniera più
compatta (con meno separazione tra loro).
Ma
anche qui esaminiamo attentamente i marchi: il
marchio di garanzia (leone passante) non è guardante, per cui, se originale, è
stato impresso dopo 1820; la lettera dataria “u” è stata utilizzata a
Londra nel 1795, ma anche nel 1835 e nel 1915; il marchio dell’argentiere (GJ/DF
in uno scudo) è quello della famosa casa di Bristol Josiah Williams & Co (George
Maudsley Jackson & David Landsborough Fullerton), registrato nel 1897 ed
utilizzato almeno fino al 1914.
Purtroppo
non è stato possibile visionare direttamente l’oggetto per valutare la
tecnica di realizzazione e l’eventuale presenza di saldature nell’intorno
dei punzoni, ma si può concludere che si
tratta quasi certamente di una riproduzione di una caffettiere in stile Giorgio
II. Riproduzioni di questo tipo (di ottimo
livello e consistenza) erano in voga nel primo quarto del 1900, ma anche nel
secondo dopoguerra.
Non
è chiaro (non avendo potuto visionare l’oggetto fisicamente), se i marchi
siano tutti o solo in parte contraffatti, oppure solo ritagliati da altri
oggetti ed inseriti nel manufatto in questione.
In
ogni caso le incongruenze riportate sono sufficienti ad asserire che si tratta
di una contraffazione, a dire il vero nemmeno troppo sofisticata.
Quelli
presentati sono esempi di falsificazione sommarie, ma non crediate che sia
sempre così semplice smascherare queste pratiche.
Un
caso del tutto particolare, che per la verità riguarda quasi esclusivamente
oggetti con falsi marchi francesi, tedeschi e fiamminghi, è quello dei
cosiddetti "falsi d'epoca" realizzati ad Hanau (Germania) ed importati
(e spesso marcati regolarmente con marchi di importazione) soprattutto in
Inghilterra e Stati Uniti. Un esempio di questo tipo di falsificazione (marchi
francesi) è
descritto al seguente link.
Un secondo esempio (marchi tedeschi) è
descritto al seguente link.
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ALTERAZIONI
Una
pratica con la quale non è raro imbattersi è la trasformazione di un oggetto
nato per un determinato scopo in un altro.
Questo
può essersi verificato per due motivi sostanzialmente diversi tra di loro. Il
primo riguarda un adattamento di vecchi oggetti alle nuove mode, in termini
soprattutto di decorazioni, ma anche di remake di oggetti non più
utilizzati o di moda in un determinato periodo storico, in altri di uso comune.
Il secondo caso di trasformazione cade invece nel settore della vera e propria
contraffazione, essendo effettuato esclusivamente per ottenere un pezzo di più
elevato valore di mercato da uno difficilmente commerciabile
Il
primo esempio, che non rappresenta una frode, si incontra piuttosto frequentemente su boccali e tankard della fine del XVII o del
XVIII secolo. Entrambi questi oggetti sono rapidamente andati fuori utilizzo
dall’inizio del XIX secolo e l’assenza pressoché completa di decorazioni li
rendeva oltretutto fuori moda.
A
molti boccali e tankard settecenteschi sono state quindi applicate, a partire
dall’inizio del XIX secolo, decorazioni "posticce", abbastanza ben
identificabili, nonostante lo stile (prevalentemente rococò) fosse a volte lo
stesso in auge alla data di fabbricazione dell’oggetto. Il neo rococò esploso
sul finire del periodo georgiano (vedi Gli
stili)
era infatti molto più pesante e molto meno raffinato (e comunque con
connotazioni diverse) dello stile originale in voga tra 1730 ed il
1765. Tra l’altro questi oggetti sono stati tra i pochi che non hanno subito l’influenza
delle decorazioni dei vari stili settecenteschi.
Boccale di periodo Giorgio II
(metà settecento)
con decorazioni neo rococò di gusto ottocentesco.
La
stessa sorte è toccata a caffettiere di periodo Regina Anna o Giorgio I, anche
queste in origine molto lisce e semplici, alle quali sono state applicate decorazioni o
lavori a cesello di gusto prettamente vittoriano. In molti casi gli stemmi
originali (coat of arms) che indicavano la casa nobiliare per la quale il
pezzo era stato realizzato venivano rimossi per abrasione della parte di
superficie interessata. Questo porta ad un assottigliamento dello spessore dell’argento
che può essere evidenziato passando l’oggetto tra pollice ed indice per
constatarne le differenze eventuali di spessore. Occorre tuttavia tenere
presente che la rimozione di stemmi, ornamenti distintivi famigliari, iniziali
ed iscrizioni è una pratica che ha avuto il suo apice alla fine del XIX secolo,
soprattutto per problemi di moda.
A
sinistra: caffettiera (Londra 1729) con decorazioni rococò probabilmente
aggiunte in epoca più tarda
A
destra: caraffa (Londra 1765) probabilmente ottenuta da un tankard
Altre
alterazioni più o meno comuni riguardano: bicchieri trasformati in lattiere;
grandi zuccheriere (in uso soprattutto nella prima metà del XIX secolo)
trasformate in teiere; piatti in vassoi e viceversa o in molto ricercati e
decorativi contenitori per frutti di bosco.
A
sinistra: boccale (1749) trasformato in lattiera con l'aggiunta del beccuccio e decorato
con motivi rococò
Al
centro: boccale (1800) trasformato in lattiera con l'aggiunta del beccuccio
A
destra: boccale (1870) trasformato in lattiera con l'aggiunta del beccuccio
A
sinistra: boccale (1773) trasformato in brocca con l'aggiunta
di un beccuccio e del coperchio.
A
destra: boccale (Dublino, metà 1800), trasformato in teiera con l'aggiunta di
un beccuccio e del coperchio.
Come
detto questa pratica non è illegale, ma il suo effetto è quello di rendere il
pezzo meno appetibile sul mercato e, per molti, assolutamente da evitare.
Riconoscere
questo tipo di trasformazioni può non essere agevole: oltre alla già citata congruenza tra stile, decorazione e modello con la data
ricavabile dalla marcatura e, se è tracciabile, con l’anno di registrazione
ed il periodo storico in cui l’argentiere che ha realizzato l’oggetto ha
lavorato, occorre porre attenzione ad altri particolari come ad esempio la
posizione e la forma dei marchi che, soprattutto nelle caffettiere ottenute dai tankard
possono essere significativamente spostati rispetto al dovuto (es. non alla
sommità subito sotto il bordo, ma più centrati sul corpo della
caffettiera). L’applicazione di decorazioni poi, avvenendo a marcatura già
effettuata, tende a "stressare" i marchi, allungandoli od imprimendo
loro angolazioni che non corrispondono all’originale. Ogni parte applicata
(coperchi e manici con isolatori in avorio) deve essere marcata, almeno con il
leone passante (in dipendenza dell’epoca anche con la lettera dataria e/o il
marchio dell’argentiere e, dal 1784 fino al 1890 con il bollo del dazio). Dal 1797 le parti aggiunte successivamente (che comunque,
come detto non dovevano trasformare un oggetto in un altro) sono soggette all’obbligo
di marcatura e al pagamento del dazio (sulle sole parti aggiunte se inferiori ad 1/3 del peso iniziale, o
sull’intero oggetto considerato come nuovo, se superiori a 1/3 del peso
iniziale).
L’evidenza
di saldature in posizioni diverse da quelle strettamente necessarie per la
realizzazione dell’oggetto, è sempre da tenere in considerazione ed deve
essere ispezionata attentamente. Infine, le dimensioni e le proporzioni dell’oggetto
(es. troppo alto, troppo panciuto, ecc. rispetto al "normale") sono
spesso indizi di alterazioni.
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L’ANTIQUE
PLATE COMMITTEE
Quando
viene accertato che i marchi su un oggetto non sono quelli originali (sia in
caso di argenti antichi che di recente manifattura, ed almeno restando nel campo
degli argenti inglesi), questi devono essere cancellati, ponendoci sopra una X e
sostituiti con marchi contemporanei (sempre che l’oggetto sia conforme come
standard) unitamente ad un numero di registro identificativo. L’operazione è
eseguita dall’Antique Plate Committee con sede alla Workshipful Company of Goldsmiths
di Londra.
Purtroppo questa sorte è stata riservati a molti
oggetti antichi originali non marcati che sono stati punzonati con marchi
recenti, facendo loro perdere gran parte del fascino primitivo.
La
stessa procedura viene usata nel Regno Unito in caso di duty dodging o a fronte di trasformazioni di oggetti in
altri che ne cambino sostanzialmente il tipo di uso e la consistenza, per
aggiunta o sottrazione di parti.
Come
esempio riportiamo il caso di questa (per la verità molto bella) caffettiera o
cioccolatiera di periodo Giorgio I.
A
sinistra: caffettiera formalmente marcata a Londra nel 1668.
A destra i marchi prima e dopo l'intervento dell'Antique Plate Committee
I
marchi impressi al di sotto della base (parte sinistra della seconda figura)
sono quelli originali, non falsificati, di Londra del 1668 (la lettera dataria L in carattere Old
English, il leone passante e la testa di leopardo incoronata con i bordi che
seguono il disegno dei marchi). Il marchio dell'argentiere sembra però quello
di Richard Green, registrato nel 1726. La cosa più importante tuttavia sta nel fatto che la
prima caffettiere inglese conosciuta risale al 1681 (vedi I
modelli). Per di più un simile modello è stato introdotto
durante il regno di Giorgio I, tra il 1720 ed il 1730, cosa che per altro
sarebbe congruente con l'epoca di registrazione del marchio dell'argentiere.
Che
cosa è successo? si tratta di un'ottima contraffazione?. No, solo un ottimo esempio
di duty dodging praticato inserendo al di sotto della caffettiera i marchi ricavati da un oggetto
(probabilmente molto danneggiato) marcato nel 1668. La posizione dei marchi
(impressi casualmente e non in circolo attorno al marchio dell'argentiere)
sembra avvalorare questa ipotesi (vedi l'articolo Dieci
passi per verificare e registrare l'autenticità' di un
argento antico).
E'
interessante notare come la scelta dei marchi sia stata molto accurata: infatti
a prima vista sia la testa di leopardo che la lettera dataria possono essere
prese per quelle in uso nel 1726. Solo un attento esame rivela come la testa
di leopardo sia priva di cartiglio e la lettera L non sia in carattere "roman"
ma "old English".
Il
proprietario di questo oggetto, probabilmente non appagato dal parere di alcuni
collezionisti,,
ha pensato di rivolgersi ai massimi esperti internazionali del settore: L'antique
Plate Committee. Il Comitato ha restituito l'oggetto al proprietario con una
breve e lapidaria nota ("marchi non conformi") e con gli stessi cancellati
da una X, imprimendo sull'oggetto anche un numero di registro ufficiale (parte
destra della seconda figura). A mio avviso era meglio tenersi il bel e raro
esempio di duty dodging.
L'oggetto comunque non ha perduto la sua originaria bellezza, ma solo un po' di
valore collezionistico. Unico "difetto" è la cesellatura a piatto di
ispirazione rococò, sicuramente posticcia.
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CONSIDERAZIONI
CONCLUSIVE
In
questa pagina abbiamo cercato di spiegare i tipi più comuni di contraffazioni e
falsificazioni con le quali un collezionista può imbattersi. Abbiamo anche cercato
di spiegare come sia a volte possibile smascherare queste pratiche più o meno
lecite e come porsi al riparo dalle truffe o almeno da un certo numero di
queste.
Non
si deve però cadere nell’errore di considerare ogni pezzo con qualche
particolarità che lo distingua dalla massa degli altri come un’alterazione o
una falsificazione. L’attribuzione di un oggetto a questo tipo di
manipolazione deve essere sempre effettuata su basi di evidenza oggettiva per
non rischiare di considerare "buono" solo ciò che rientra in precisi
canoni e di scartare a priori oggetti particolari attribuendo loro valori più
bassi di mercato quando, semmai, dovrebbero essere più ricercati.
In
ogni caso, occorre considerare che se il nostro interesse è, come nella
stragrande maggioranza dei casi, di tipo prettamente collezionistico più
che artistico in senso stretto, non è così deplorevole possedere
esempi di alterazioni e falsificazioni (ovviamente catalogate come tali) che
pure fanno parte della storia dell’argenteria nel Regno Unito.
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