PROPRIETA'
DELL'ARGENTO
L’utilizzo dell’argento per la
realizzazione di manufatti trova la sua logica nell’elevato
valore del metallo che ne ha fatto da sempre un "bene
rifugio", e nelle sue particolari caratteristiche
metallurgiche che lo rendono il metallo
ideale per la realizzazione di molti oggetti. In passato
esisteva l’equivalenza tra argento lavorato e moneta
corrente, essendo questa realizzata in argento ed il suo
valore proporzionale al peso ed al titolo del metallo
utilizzato.
Le caratteristiche essenziali dell’argento
sono la possibilità di una lavorazione a freddo anche per
martellatura, unita ad una buona resistenza meccanica ed ad un’eccezionale
malleabilità (possibilità essere ridotto in lamine molto
sottili) e duttilità (possibilità di essere laminato in fili
sottili), proprietà che sono seconde solo all’oro.
L’argento, inoltre, possiede un punto di
fusione (962 °C se puro e 893,3 °C nella lega a 925/1000)
sufficiente a renderlo adatto al riscaldamento diretto con una
fiamma, ma sufficientemente basso da poter essere fuso senza
difficoltà anche in un piccolo laboratorio artigiano.
Il suo peso specifico (10,5 kg per litro)
è particolarmente adatto ad ottenere lavorati di una certa
consistenza: sotto questo punto di vista l’oro, pur essendo
un metallo con notevoli caratteristiche meccaniche e
metallurgiche (anche superiori a quelle dell’argento), trova
applicazione solo per piccoli oggetti, in considerazione del
suo elevato valore di mercato e del peso specifico circa
doppio rispetto a quello dell’argento. Ciò significa che, a
parità di volume di metallo utilizzato, un manufatto in oro
ha un peso doppio rispetto ad uno in argento ed un costo del
puro metallo di circa 100 volte superiore.
L’argento presenta uno dei più elevati
indici di rifrazione tra tutti i metalli noti, il che si
traduce in un eccezionale potere riflettente della superficie
(se opportunamente lucidata) e nella sua caratteristica
brillantezza, dall’inconfondibile colore bianco (il termine
argento deriva dal greco argos: brillante o bianco).
Con il tempo, tuttavia, la superficie tende a ad ossidarsi
assumendo, con le ripetute pulizie che non devono mai essere
molto profonde, l’affascinante colorazione grigiastra dei
manufatti d’epoca: la cosiddetta patina.
Uno dei maggiori inconvenienti dell’argento
è costituito dal fatto che, pur essendo un metallo nobile, è
soggetto all’attacco da parte di alcuni agenti chimici
(soprattutto il cloro contenuto nel sale da cucina) e tende ad
annerire se esposto all’aria. L’annerimento dell’argento
è dovuto alla formazione di un sottile strato di solfuro che
si genera per l’azione combinata dell’ossigeno e di tracce
di idrogeno solforato presenti nell’atmosfera.
L’argento è troppo tenero per essere
utilizzato puro ed è quindi sempre utilizzato in lega con il
rame a diverso titolo (vedi gli
standard di oro e argento).
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LO STATO
NATURALE E L'EVOLUZIONE DELLE TECNICHE DI ESTRAZIONE
L’argento è uno dei metalli più rari
nella crosta terrestre (mediamente 0,08 mg/kg), preceduto da
pochi altri elementi chimici come oro, platino e metalli del
suo gruppo, selenio, bismuto, tellurio e renio Con oro e rame,
è tra i metalli noti ed utilizzati dall'uomo da alcuni
millenni. La sua rarità in natura in forma
elementare ne ha tuttavia ritardato l’uso rispetto all’oro
di alcuni secoli.
I primi processi di lavorazione dei
minerali che lo contengono risalgono a circa 3000 anni A.C.
quando nei paesi dell'Asia Minore fu messo a punto un processo
di coppellazione che rese disponibile il metallo in grande
quantità.
La prima tecnica utilizzata per l’estrazione
dell’argento (utile solo per il metallo allo stato nativo ed
alcuni minerali ad alto titolo quali solfuro, solfato e
alogenuri) consisteva nell’arrostimento del minerale in
presenza di aria e nella successiva riduzione a metallo.
Il processo di amalgamazione (in uso dal
1550 e simile a quello utilizzato per l’oro) consiste nell’estrarre
l’argento metallico da minerali che lo contengono allo
stato nativo o dal cloruro (che, finemente macinato, tende a
decomporsi a metallo se esposto alla luce, soprattutto in
presenza di riducenti come ferro e rame), con mercurio. Il mercurio è
quindi separato dalla lega (amalgama) per distillazione. Questo processo
è oggi poco utilizzato per l’alto costo, le basse rese e l’elevata
a tossicità del mercurio.
Il processo di lisciviazione (anch’esso
simile a quello utilizzato per l’oro) consiste nel trattare
i minerali macinati (solo metallo nativo o cloruro di argento)
con cianuro di sodio e recuperando l’argento metallico per
riduzione con zinco o alluminio metallici. Un processo simile,
ma utilizzante tiosolfato di sodio invece di cianuro è stato
introdotto nel 1800, soppiantando il metodo dell’amalgama,
ma è stato ben presto abbandonato.
I processi di recupero dell'argento dal
piombo e dallo zinco risalgono al 1833 e al 1842
rispettivamente
e sono stati applicati industrialmente in Inghilterra dalla
metà dell’800. In tutti i casi l’'argento viene successivamente
raffinato con metodi elettrolitici (introdotti a partire dal
1840) oppure per coppellazione, un processo mediante
il quale le impurezze vengono rimosse per vaporizzazione e/o
assorbimento (vedi gli
standard di oro e argento).
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LA
PRODUZIONE MONDIALE DI ARGENTO
Si stima che nel Medioevo furono estratte
nella sola zona mediterranea dell’Europa, circa 100.000
tonnellate d’argento il che provocò l’esaurimento dei
depositi allora noti. Di conseguenza, verso la fine del
Medioevo la produzione mondiale era crollata a 50 tonnellate
annue. Complessivamente, durante tutto questo periodo furono
estratte dalle 200.000 alle 300.000 tonnellate d’argento di
cui la maggior parte venne dall’Europa, principalmente dalla
zona di lingua tedesca. Importanti miniere, sfruttate fin dall’antica
Grecia, si trovavano in Grecia, Spagna, Sardegna e Asia
minore.
Dopo la scoperta dell’America diventano
importanti le importazioni di argento, soprattutto dalla
Bolivia (dal 1500 al 1800). Dal 1600 al 1800 comincia a
prevalere la produzione peruviana. Gli spagnoli cominciarono a
sfruttare le miniere messicane nel 1500 con una produzione
crescente fino al 1700. Questo tre paesi assicurarono l’85%
della produzione mondiale di argento tra il 1500 ed il 1800.
La rimanente quota venne prodotta prevalentemente in Germania,
Ungheria e Russia, con piccole quantità provenienti dal Cile,
Giappone e dal resto d’Europa.
Dopo il 1850
comincia a prevalere la produzione nord americana (Nevada). Nel periodo tra
il 1876 ed il 1920 si ha una vera e propria corsa alla
produzione di argento, con l’apertura di nuove miniere nel
Nevada, Colorado, e nello Utah. Inoltre molti altri giacimenti
furono scoperti nel corso del XIX secolo in Australia, America
Centrale ed Europa, incrementando ulteriormente la produzione
mondiale, anche in concomitanza ad una vera e propria
rivoluzione tecnologica nelle tecniche di arricchimento dei
minerali e di estrazione. All’inizio del XX secolo ulteriori
produzioni derivavano da depositi scoperti in Canada, Stati
Uniti, Africa, Messico, Cile e Giappone, mentre le tecniche di
arricchimento (soprattutto per flottazione) resero possibile
lo sfruttamento di minerali a bassissimo tenore di argento.
Nello stesso periodo significativi
quantitativi di argento cominciarono ed essere ottenuti come
sottoprodotti dello sfruttamento di miniere di zinco e, poco
più tardi, di rame e piombo, oltre che dalla raffinazione elettrolitica
di vari metalli (soprattutto il rame).
Oggi solo il 15-25% dell’argento prodotto
a livello mondiale proviene da giacimenti sfruttati
principalmente per l’argento. La maggior parte è un
sottoprodotto dell’estrazione dell’oro, del rame, del
piombo e dello zinco (anche l’argento prodotto con questi
processi è classificato come "produzione
mineraria"). Una fonte importante è rappresentata dai fanghi anodici provenienti dalla
raffinazione elettrolitica del rame (processo Walker) che contengono l’1-1,5 % di oro, il 15-20% di argento, oltre ad
altri elementi rari come il selenio ed i metalli del gruppo
del platino (platino, palladio, iridio, rodio, rutenio e
osmio).
In totale, da quando l'uomo ha cominciato a
produrre argento, ne sono state estratte circa 1.2 X
106 tonnellate (vedi grafico)
e questo equivale a 10 volte la produzione d’oro, 100 volte
quella del platino e 50 volte quella degli elementi del gruppo
del platino. Nel grafico le barre blu scuro corrispondono alla
percentuale del periodo indicato rispetto alla produzione
totale di tutti i tempi.
La produzione mondiale d’argento nell’ultimo
quarto del XX secolo è stata "primaria"
(direttamente da miniere d’argento) per il 19-25 % e
"secondaria" (sottoprodotto di altre attività
minerarie o da recupero di scarti di lavorazioni industriali e
rottami) per il 75-81%. Alla fine del XX secolo i maggiori paesi produttori
di argento "primario" erano Messico, Perù, Stati Uniti e
Canada, ma solo in Messico e Stati Uniti la produzione da
miniera "primaria" (circa 50%) è significativamente
più elevata della media mondiale. Altri importanti produttori
primari sono Indonesia, Polonia, Svezia, Spagna e Russia
Nel 2003 la produzione mondiale è stata di
27.378 tonnellate di cui il 68% da produzione mineraria
(primaria e secondaria). Solo il 30% della produzione
mineraria derivava da miniere di argento (primaria), mentre la
restante quantità (secondaria) derivava dalla lavorazione di
altri metalli (zinco, rame e piombo). La frazione del totale
derivanti da recupero diretto del metallo da rottami ed
assimilabili era del 22% della produzione totale, mentre il
restante 10% derivava da altre fonti.
In questo
grafico
è riportata la classifica delle 20 maggiori nazioni
produttrici d’argento per via mineraria nel 2003 (con una
produzione mineraria pari a circa il 97% di quella totale).
In questo
grafico
è riportata la classifica delle 20 maggiori società
produttrici d’argento per via mineraria nel 2003 (con una
produzione mineraria pari a circa il 60% di quella totale).
Per approfondimenti vedi:
http://www.gold-eagle.com/editorials_99/mbutler110799.html
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GLI
USI DELL'ARGENTO
La
domanda mondiale di argento nel 2003 è stata di 27.378
tonnellate, di cui 26.728 per usi in attività produttive (pari al
97,6% del totale), mentre solo il 2,4 % è stata assorbita da usi non
produttivi (depositi e coperture).
La
domanda mondiale di argento per usi produttivi è principalmente
connessa agli utilizzi di tipo industriale che nel 2003 hanno
raggiunto le 10.924 tonnellate con un’incidenza del 41% sulla
domanda totale per scopi produttivi. Circa il 42% della domanda
industriale (pari al 17% della domanda totale per usi produttivi)
è riferibile ad applicazioni in campo elettrotecnico ed
elettronico, soprattutto nei paesi asiatici. Circa l’11% della
domanda industriale (il 4,5% di quella totale) è riferibile all’industria
metallurgica per la produzione di ottoni e bronzi speciali e leghe
per saldatura.
Restano
consistenti gli usi in gioielleria (circa il 32% della domanda
totale), mentre la diffusione della fotografia digitale ha
comportato una sensibile riduzione di domanda del settore delle
pellicole fotografiche che si è attestata nel 2003 a circa il 23%
della domanda totale.
Il conio di monete ha assorbito nel 2003 circa il 4,2% della
produzione mondiale totale.
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